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EVENTI MUSICALI - BISOGNEREBBE CHIEDERE SCUSA A TANTI GIOVANI
 

In fatto di organizzazione di eventi musicali, probabilmente molti dovrebbero recitare un mea culpa (ammesso che siano capaci di farlo e soprattutto capirne la necessità) per avere nella testa convinzioni in base alle quali pretendono di comprendere i giovani, tutti i giovani, nella categoria di coloro che acriticamente assorbono solo quello che propinano i grandi media, attenti più che altro ai dati di ascolto.

Quando, in occasione di manifestazioni a carattere musicale, si operano scelte "per i giovani", che in genere vuol dire portare sui palchi personaggi nati nei programmi televisivi o "costruiti" per essere inquadrati nelle effimere tendenze del momento, si commette una grave errore, che è quello di trascurare esigenze dei giovani che sperano di vedere considerati aspetti della musica finalizzati alla qualità. E molta di questa qualità è creata da giovani artisti.

Certo, il privato che organizza eventi può fare quello che vuole, anche se cose importanti si vedono proprio grazie all'impegno di privati; ma, gli enti pubblici non dovrebbero cadere nella trappola psicologica che mette in relazione i gusti dei ragazzi unicamente con musica decisamente scadente, ma che è in forte rotazione sui network radiofonici nazionali e sulle super station multi regionali, nonché sui canali televisivi.

In realtà, è solo la musica che gira di più, per i motivi che abbiamo citato; è, quindi, solo quella dei network, che alimentano i loro interessi.

I giovani ascoltano anche ciò che propone il circuito degli indipendenti, vale a dire gli autori non legati alle major discografiche e quasi ignorati dai principali media, però trasmessi dalle radio locali fm e dalle web-radio, molto impegnate nel promuovere la qualità delle nuove idee emergenti.

Si tratta di un mondo parallelo incilne a linguaggi diversi e alla ricerca; è gente che non ambisce a partecipare ai talent (che stanno uccidendo la musica), ma preferisce il tam tam dei concerti per farsi conoscere. E ci riesce, perché se, nel 2016, i network hanno sancito il grande successo di tormentoni come "Andiamo a comandare", "Che ne sanno i 2000" o "Sofìa", il mondo indipendente ha risposto con la super hit "Che cosa mi manchi a fare" di Calcutta, e con "Non finirà" dei Cani, "Amico pazzo" di Marta sui tubi, "Vertigini" dei Nobraino, "In questa grande città" dei Tre allegri ragazzi morti, "Quella lì" del duo Gli scontati, "Jazz club" del Boom, per citare solo alcune tra le canzoni più note, ma sconosciute a coloro che sono al traino della televisione e delle radio nazionali.

La speranza è di vedere e sentire, almeno di tanto in tanto, qualcosa di diverso, nelle piazze; qualcosa che non esiste solo nella mentalità dagli orizzonti limitati di chi pensa che i giovani siano solo quella "cosa" che vuole la tv o la pubblicità.

I giovani sono molto di più e a loro, anche per questo, bisognerebbe chiedere scusa.



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