Il racconto di una vicenda sportiva è un puzzle variegato e multicolore costruito sulla passione e l'impegno quotidiano. Una squadra, uno staff dirigenziale, ma anche il singolo atleta, si misurano con situazioni che possono dare gioia ed entusiasmo e, allo stesso tempo, delusione, frustrazione, inappagamento. Un continuo aggiungere e sottrarre al lungo percorso che porta al successo, se arriva, alla realizzazione di un obiettivo, se si concretizza. A volte, restano solo la stanchezza e la disillusione per gli errori commessi, per non essere riusciti, proprio in quel momento importante, ad essere all'altezza, a dare il massimo; perché allora serve raccogliere tutte le energie e gettarle nell'unica direzione possibile, quella del massimo sforzo.

Non è facile arrivare a capire come si raggiunga la capacità di essere reattivi nel modo opportuno in base al contesto in cui ci si trova, con gli avversari che ti contrastano e cercano di rendere inefficaci le tue azioni. Servono saldezza mentale, compattezza di gruppo, preparazione atletica. E dove si trovano questi elementi, dove si costruisce, giorno dopo giorno, quella meravigliosa idea che si chiama Squadra? Nelle lunghe sedute di allenamento e nello spogliatoio.

E' il calcio, e in genere lo sport, che non si vede, quello che non ha un pubblico sugli spalti che applaude ai goal o alle prodezze in campo. E' il calcio solitario che si pratica nelle gelide sere d'inverno sotto le luci di uno stadio vuoto, mentre piove o soffia un vento che taglia la faccia e il sudore ti si ghiaccia addosso. E' il calcio che ti fa disperare, perché la fatica è un macigno che ti porti sulle spalle; e ti tocca, se vuoi giocare, la domenica. E' il calcio che non molla, il calcio dei dilettanti, lontanissimo dal denaro e dai lustrini dei professionisti superstar e dalle televisioni; è il calcio che ti spinge su quel rettangolo verde dopo una giornata di lavoro, in cambio, spesso, di un semplice rimborso spese o di una cena tutti insieme in pizzeria, di tanto in tanto. E' il calcio che c'è sempre, che non si ferma, che resiste, che è utile a tutti, anche a quelli che non sanno che esiste, perché è vergato dai colori della città e li porta in giro. E' il calcio di uno stadio bellissimo, invidiato da tutti, emblema di una grande civiltà sportiva, testimone imponente di una tradizione irrinunciabile; un luogo della memoria che non deve essere un fastidioso fardello per le amministrazioni e i burocrati comunali, i quali devono prendersene cura senza mettere la testa sotto la sabbia.

Ed è il calcio, volendo, di chi lo racconta e cerca di cogliere nel gesto atletico o nei progetti di un dirigente, nelle parole di dedizione di un semplice collaboratore, proprio nelle fredde sere d'inverno, la scintilla di un sogno, la luce vera di un piccolo miracolo che si perpetua, nonostante tutto, grazie al coraggio, al sacrificio e alla determinazione.
Valori di cui abbiamo tanto bisogno.

Forza Lucera sempre.