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RUSSIA 2018 - MENO PARTITE E IL CALCIOFILO TELEDIPENDENTE E' TRISTE
 
Russia 2018 ci ha squadernato il lato debole e le disgrazie delle cosiddette grandi. Un mondiale che, disegnando possibili nuovi equilibri, sta mettendo in atto una semi rivoluzione nella geografia planetaria del pallone, almeno per queste settimane.

Il Brasile, pur con qualche balbettio, approda ai quarti, come favorito per la vittoria finale; ma la mannaia della eliminazione si è abbattuta su Argentina, Spagna e Germania, che mettono insieme sette titoli mondiali e, oggi, tanta disperazione, e sul Portogallo campione d'Europa. Vanno avanti la Francia, il Belgio, l'Inghilterra, la Croazia e l'Uruguay. La "Celeste" di Cavani, Suarez e del maestro Oscar Washington Tabarez è la nazionale che più di ogni altra offre prova di compattezza e fluidità di gioco, una bella sorpresa che richiama i fasti, lontani ma non dimenticati, di una scuola che si aggiudicò due Coppe Rimet, la prima, nel 1930, e quella celeberrima del 1950, in Brasile, nella luttuosa atmosfera (per i brasiliani) del Maracanà.

Lo psicodramma dell'Argentina, attenuatosi con la sofferta vittoria sulla Nigeria e l'accesso agli ottavi, è riesploso sotto l'impeto della Francia, comunque, non trascendentale. Sul volto di Messi, incapace di trascinare i compagni, di farsi uomo squadra, è ricomparsa quell'espressione spaesata di chi si sente improvvisamente inadeguato di fronte a un dramma ingigantito dalla paura e dalle polemiche su Sampaoli, il commissario tecnico sfiduciato da tutti, che, però, è intenzionato a non lasciare la panchina dell'Albiceleste. E poi, c'è stato Maradona, immancabile sulla scena del mondiale, con i suoi show da nume tutelare bizzarro e, forse, un po' suonato. La Germania, campione in carica, azzerata dalla Corea del Sud, non è andata oltre la prima fase; ma, la resa dei conti, da quanto si apprende, dovrebbe risparmiare Lowe, pronto a ripartire, si immagina, non senza difficoltà, con teutonica determinazione. Addio, anzi "do svidaniya" in russo, anche a Cristiano Ronaldo, di cui si parla, ora, molto più per la ventilata trattativa con la Juventus; liquefattasi la Spagna, sulla cui panchina è stato operato un folle cambio di tecnico, Hierro al posto di Lopetegui, a poche ore dallo start.

Con l'avvicendarsi delle fasi del mondiale, le gare diminuiscono e il bulimico calciofilo che, anche in questa occasione, ha ingurgitato partite su partite senza sosta sul divano di casa, nonostante l'assenza degli azzurri, si lascia prendere dalla tristezza, pensando che tra qualche settimana, quando Russia 2018 chiuderà i battenti, si sentirà abbandonato come un povero orfano; proverà un senso di grande vuoto che potrebbe colmare solo un Europeo di calcio o, al limite, anche una Coppa America, una Confederation Cup qualsiasi; un evento, insomma, in cui rotoli un pallone, si parli di modulo tattico, di proiezioni sulle fasce, rigori, pressing, corner e rimesse laterali e tanta mimica. Oggi, sui campi, si chiede la verifica del Var, indicando, con le mani, qualcosa di rettangolare, nuove geometrie; una volta, durante i parapiglia, non era raro vedere qualcuno, rivolto all'arbitro o agli avversari, indicare, invece, qualcosa di tondo...

continua


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