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LA LEGA NON CI PIACE E NON CI PIACE IL LEGHISMO COLONIZZATORE
 
Il successo della Lega, ora primo partito nello schieramento di centrodestra, alle Elezioni politiche del 4 marzo poggia anche sul consenso, non trascurabile, raccolto al Sud. A Lucera, di gran lunga, più di mille voti. Il partito guidato da Salvini è, quindi, compiutamente una realtà nazionale.

Il verbo del carroccio, o dell'ex carroccio, ha fatto presa sui tanti elettori meridionali che vedono l'altro Matteo come una sorta di taumaturgo capace, principalmente - questo è il punto - di esorcizzare la paura legata alla presenza degli immigrati, attraverso politiche dai modi spicci e prevaricatori. "Prima gli italani", è lo slogan attorno al quale si aggrovigliano le pretese leghiste, al pari di quelle avanzate dalle formazioni dichiaratamente neofasciste, a cui Salvini, tra l'altro, pare, abbia sottratto voti.

Uno slogan, però, che segue quel "Prima il Nord" che Bossi, Maroni, lo stesso Salvini e tutti i maggiorenti padani hanno per anni sbattuto sui denti alla gente del Sud, in Parlamento, in piazza, in televisione e sui social. La Lega punta su una metamorfosi nella quale sta innestando energie, senza memoria, rastrellate sui territori verso cui puntava il dito accusatore di chi si sente superiore sul piano politico, civile e morale; salvo, poi, dimostrare nei fatti esattamente il contrario.

Il nuovo ordine leghista, tuttavia, non lo stanno attuando uomini che nulla hanno a che fare con il vecchio stato maggiore padano, ma colui che ha sparso odio contro tutti e tutto ciò che non riguardasse le regioni settentrionali. Questo, puzza di ambizione, cieca ambizione. Lo scetticismo, allora, è tanto; e tanto è anche il forte risentimento verso coloro che, dalle nostre parti, plaudono ad un tipo, e alle sue sparate, che da parlamentare europeo ha brillato solo per le sue assenze a Strasburgo.

Nella terra che ha conosciuto, e conosce, la piaga dell'emigrazione, che sopporta il marchio del presunto assistenzialismo, approda una visione della politica che considera, in primo luogo, gli elementi che dividono e non quelli che avvicinano le dinamiche sociali. E non pare che al Nord, nei sentimenti leghisti, chi arrivi dal Sud goda di diversa considerazione. Sempre terrone è, anche nell'era della Lega salviniana.

Tornano alla mente, i ragionamenti dei meridionalisti sulla storia del Paese e i torti subiti dal Mezzogiorno, dall'Unità in poi, con le figure di quanti, pur di arricchirsi e fare carriera, in quegli anni tragici, si misero a disposizione dei nuovi potentati, all'occorrenza, cioè quasi sempre, ispirati dagli interessi del Nord. Abiure, tradimenti, conversioni al nuovo credo portato dai Savoia; mentre, un popolo lasciava la sua casa e partiva, cercando altrove il modo per sopravvivere.

Leghismo colonizzatore, si potrebbe dire, con il supporto di una bella schiera di "ascari", al chiaro fine di aumentare il peso negoziale dell'uomo della felpa per la gestione leghista, e chissà che non voglia dire anche nordista, del Paese. Un'impresa, per adesso, già pienamente riuscita.


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